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SANT'AMBROGIO DI TORINO: UNO SVILUPPO DEL TURISMO SOSTENIBILE CHE PARTE DAL LOCALE

In quest'ottica proponiamo di “avvicinare” prima di tutto i residenti e gli abitanti del territorio circostante offrendo servizi che possano essere fruiti anche da loro. A partire dal concetto delle corti, elemento caratterizzante il tessuto storico di Sant’Ambrogio sul quale ci troviamo ad intervenire, e dall’esigenza emersa da interviste sul posto, proponiamo luoghi di aggregazione non concentrati in un unico grande spazio, ma al contrario diffusi all’interno del tessuto. La corte 157, oggetto di approfondimento architettonico, funge da polo culturale con il suo auditorium e sale espositive ed accoglie turisti nell’albergo, ristorante e bar. L'approccio più strettamente architettonico è stato quello di intervenire sull'esistente rifunzionalizzandolo, dato che le preesistenze sono tutti edifici residenziali abbandonati, ma in maniera attenta: il restauro filologico ci è sembrata la strada più corretta, in quanto gli edifci sono quelli tipici dell'architettura tradizionale della Valle di Susa.
Per quanto riguarda invece le nuove costruzioni, ossia l'auditorium, il bar, il negozio e il nuovo vano scala del blocco su strada, abbiamo ritenuto opportuno affiancarci all'esistente richiamandone le forme più pure. Per questo motivo il bar e il negozio si accostano all'edificio esistente riprendendo la pendenza del tetto, mentre l'auditorium si accosta alla montagna con una parete curva. Su quest'ultimo edificio si è concentrata gran parte della nostra attenzione: la semplicità delle sue forme infatti non rispecchia la sua vera anima complessa. La struttura in legno lamellare costituisce una maglia di travi curve ricordando la chiglia di una nave. Sul tavolato poggia una sottostruttura con ancoraggi metallici che sorregge l'intera platea. Fondamentale per comprendere tale realizzazione è stato osservare il progetto dell'auditorium de L'Aquila di Renzo Piano e quello all'interno del Castello di Lichtemberg di Andrea Bruno. L'auditorium sembra chiudersi in se stesso, soprattutto nell'affaccio sulla corte alla quale si mostra come una parete muta scandita da listelli di larice. In realtà, grazie ad un sistema di apertura a libro, si genera continuità tra ambiente interno e quello esterno: il palco non ha più quinte ma può essere osservato quasi a 360 gradi.
La corte 157, nell'ottica del nostro progetto, diventa pretesto per avvicinare tradizione e innovazione, edifici alla preesistenza, persone alla cultura.
Il concetto dell' avvicinare può essere letto nelle sue diversi aspetti:
avvicinare nel senso di affiancare, accostare se parliamo dell'approccio architettonico con il quale abbiamo deciso di inserire il nuovo rispetto alle preesistenze (edifici e montagna);
avvicinare che diventa rendere simile ma presuppone un non oscurare ma confrontare la tradizione con l'innovazione.
avvicinare nel senso di connettere se pensiamo al fatto che, col nostro progetto la corte, localizzata agli estremi del borgo, può assumere un ruolo più centrale;
avvicinare nel senso di attrarre, di divenire motivo di interesse per le persone che siano essi turisti, abitanti del territorio o cittadini.
Per questi ultimi forse sarebbe meglio dire riavvicinare nel senso di non allontanare più, offrendo pretesti per rimanere piuttosto che andare.
Avvicinare alla cultura, alla tradizione, alla natura. Avvicinare.

TEAM: NADIA ACHENZA, ELENA CONTARIN, GRACIELA PASAMON TOBAJAS

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